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Meglio avere amato e perso, che non avere mai amato

  • Immagine del redattore: Liceo Rocci
    Liceo Rocci
  • 25 mar 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Tratto dal Numero 3 del Vox Rocci, uscito in data 25 marzo 2021

Link PDF sfogliabile:


C’era una volta un bambino, un bambino di nome Riccardo, che voleva sapere che cosa fosse l’amore. Sentiva parlare sempre di questo «amore» e così divenne curioso di sapere che cosa fosse, quindi andò dalla persona più saggia che conosceva: sua nonna. La chiamò, dicendole: «Nonna! Nonna! Dove sei?»

«Tesoro, sono qui! Dimmi amore della nonna, che c’è?»

«Nonna? Che cos’è l’amore?»

«Tesoro, l’amore è… complicato, è un sentimento molto forte che unisce le persone. Capito?»

«Ma il sentimento più forte che conosco è la felicità!»

La nonna rassegnata, con aria saggia, rispose:

«Allora ti racconterò di quella volta che ho conosciuto tuo nonno! Era l’estate del 1947, quando incrociai per la prima vota lo sguardo di Umberto…»

Il nipotino aveva sentito mille volte quella storia e, ormai, la conosceva a memoria, ma il problema più grande era che la nonna non era riuscita a spiegargli cosa fosse l’amore, oltretutto continuava a parlare senza sosta. Così Riccardo, stufo di sentir raccontare la nonna, per l’ennesima volta, quella storia, finì di raccontarla lui stesso, per poi dire:

«Scusa nonnina, ma la storia già la conosco ed io oggi non ho tempo da perdere. Devo scoprire che cos’è l’amore. Ora vado da mamma e papà a chiederglielo, insomma chi meglio di un adulto può rispondere alle mie domande? Di certo non un bambino come me, che sicuramente avrà i miei stessi dubbi».

«Va bene Riccardo, vai pure, io stasera ti aspetto con un buon piatto di biscotti e poi voglio sapere come avrai trascorso la giornata. A dopo».

«Okay, a dopo. Ciao nonna».

Anche stavolta il bambino rimase deluso dalle risposte di tutti coloro a cui aveva chiesto:

«Te lo dirò quando sarai più grande», gli dissero, oppure «sei troppo piccolo per poter sapere cos’è l’amore», ma Riccardo non voleva aspettare, voleva saperlo subito e poi non capiva nemmeno perché doveva aspettare, insomma:

«Cosa c’è di così tanto grande nell’amore?» pensò ad alta voce.

«Se vuoi sapere cos’è l’amore posso dirtelo io».

Disse la vicina di casa, una bambina dolce e gentile, che si chiamava Francesca.

«Non dire stupidaggini, tu non puoi sapere cos’è l’amore, sei solo una bambina come me e non puoi saperlo!»

«Io lo so. E anche se non mi credi farai bene ad ascoltarmi ugualmente, Riccardo».

A quel punto il bambino fece un’attenta riflessione: poteva essere una truffa. Ma che tipo di truffa? Francesca non era convincente, però se veramente poteva trovare una risposta dandole ascolto? Alla fine Riccardo decise di rischiare, anche se non era del tutto convinto.

«Ti ascolterò Francesca, ma ricordati che nemmeno mia nonna è riuscita a spiegarmelo!»

I due bambini si sedettero su dei gradini e Francesca cominciò a parlare: «L’amore è come un gelato! Quando mangi il gelato sei felice e quando stai con le persone che ami sei felice, l’amore è qualcosa che si dà e che si riceve. Come il gelato c’è chi lo vende e c’è chi lo compra, quando provi tanto amore ti vengono le farfalle nello stomaco e quado mangi tanto gelato ti viene un po’ di mal di pancia, le persone e le cose che ami vanno trattate con cura come il gelato, che va mangiato subito, altrimenti si scioglie ma, soprattutto, l’amore tra due o più persone deve essere reciproco, è come se mangi un gelato che non ti piace. E ricorda che l’amore non è solo quello tra persone».

Riccardo rimase senza parole nel sentire il discorso della sua amica, non poteva credere che Francesca, che era solo una bambina, non solo sapeva che cosa fosse l’amore, ma era stata anche in grado di farglielo capire meglio di sua nonna. Riccardo, a quel punto, salutò Francesca e andò a mangiare i biscotti da sua nonna raccontandole tutto quello che gli era successo durante quella bizzarra giornata; la nonna rimase molto colpita dalla spiegazione che la bambina aveva usato per descrivere quel meraviglioso sentimento.

Qualche giorno dopo Riccardo potè sperimentare la nuova emozione in prima persona: un giorno andò in una palestra con sua mamma per decidere se il nuoto era lo sport che voleva praticare. Una volta indossato il costume da bagno, si tuffò in acqua: era fresca e gli piaceva l’odore del cloro; non era certo la prima volta che nuotava, ma farlo dentro quella vasca era una cosa indescrivibile e meravigliosa per il nostro piccolo Riccardo. Da lì nacque il suo amore, amava l’acqua che gli scorreva addosso, amava immergersi e sentirsi libero come un pesce che nuota tranquillo nell’oceano, ma più di tutto, amava la competizione, infatti, arrivava sempre primo ad ogni gara.

Purtroppo quella palestra, dopo qualche anno, chiuse, insieme ad un pezzo di anima di quel vivace bambino che aveva imparato ad amare.

Riccardo non ebbe mai più la possibilità di fare nuoto; era disperato, addolorato e sofferente, addirittura un giorno, preso dalla rabbia, che lo aveva assalito, maledì il giorno in cui aveva scoperto l’amore. Tutti i meravigliosi ricordi di quel posto ad un tratto riaffiorarono nella sua mente, teneva molto a quei piccoli pezzettini della sua vita, così tanto da non poterli maledire, e pensava a quanto gli fosse servito il nuoto, a quanto avesse avuto bisogno di amare e che, anche se per poco, era riuscito a vivere quei momenti. Pensava che sarebbe stato peggio non avere avuto nemmeno la possibilità di potere amare e di fare ciò che, per quanto era durato, lo aveva reso felice.

Aveva capito che è meglio avere amato e perso, che non avere mai amato.


Racconto di

Nora








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