Insieme per la libertà di insegnamento
- Liceo Rocci
- 28 mag 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mar 2020
Tratto dal Numero Zero del giornalino, uscito in versione cartacea nel maggio del 2019.
<<L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento>> Così recita il primo comma dell’articolo 33 della Costituzione Italiana, esprimendo un concetto certamente noto ad ognuno di noi, che si trova alle fondamenta della scuola in cui tutti ci riconosciamo. La libertà di insegnamento è un diritto fondamentale, tutelato dagli articoli 21 e 33, che rendono la scuola un’istituzione libera e incensurata, un luogo dove poter esprimere le proprie opinioni, dove potersi confrontare in totale tranquillità, in nome della libertà di espressione e di pensiero. Libertà che dobbiamo tenerci strette e per le quali dobbiamo essere pronti a scendere in piazza, specialmente nel momento in cui qualcuno cerca di mettere in dubbio la loro intrinseca validità. È proprio questo, infatti, l’argomento inaugurativo del nostro giornalino scolastico, che sarà attivo, d’ora in poi, online. In molti probabilmente avrete già sentito parlare della professoressa Dell’Aria, una docente dell’Istituto Vittorio Emanuele III di Palermo, sospesa di recente dal Provveditore agli studi per omessa vigilanza sui suoi alunni i quali, durante un’esposizione in classe, hanno accostato le leggi razziali al decreto di sicurezza voluto dal ministro degli interni. Nel lavoro in questione venivano fatti dei paragoni tra fenomeni molto attuali e situazioni risalenti alla prima metà del Novecento e, in particolare, al ventennio fascista e alla Seconda Guerra Mondiale. Inizialmente il Ministro degli Interni aveva commentato: <<La politica dovrebbe restar fuori dalla scuola; equiparare le leggi razziali al decreto di sicurezza è inopportuno.>> Successivamente il ministro ha ammorbidito la sua posizione: <<Sono pronto ad incontrare la professoressa e i suoi studenti per parlarne.>> Il provvedimento disciplinare nei confronti della docente, unito all’intervento iniziale del Ministro, hanno portato docenti e studenti indignati a protestare in tutta Italia. Le manifestazioni sono state indette per il giorno 24 ed io, come studentessa e membro del Consiglio d’ Istituto del nostro liceo, ho deciso di prendervi parte.
L’iniziativa si è svolta interamente sulla scalinata del Miur, in Viale Trastevere. Molti insegnanti e studenti si sono espressi in merito, riflettendo sulla gravità dell’accaduto. La censura non è tollerabile. Sostenere che la politica debba restare fuori dalla scuola e sospendere un’insegnante che non ha impedito una discussione riguardo un argomento definito “inopportuno”, poiché di interesse politico, è un gesto senz’alcun dubbio di stampo antidemocratico. Deve essere proprio questo a portarci a riflettere sul lavoro dei ragazzi del Vittorio Emanuele III, che hanno deciso di paragonare il governo attuale a quello di due terribili regimi dittatoriali del passato e, che per aver creduto nella veridicità di ciò, sono stati ammoniti. La limitazione della libertà di espressione è una caratteristica comune a tutti i Paesi tenuti sotto scacco da un governo dittatoriale ma, poiché l’Italia è un Paese libero, nessuno dovrà mai più impedire l’espressione dell’opinione dell’individuo quando essa non sia volutamente offensiva della dignità altrui. Opporsi al libero pensiero e alla libera espressione dello stesso è, per paradosso, esattamente il modo nel quale avrebbe risposto un qualsiasi regime antidemocratico. La nostra risposta è stata forte e la scuola, come istituzione, è riuscita a far sentire la sua voce in tutta Italia.
Qui di seguito troverete alcune foto scattate davanti al Ministero della Pubblica Istruzione durante i discorsi dei membri della Rete degli Studenti Medi, dell'Unione degli Studenti e di altri sindacati studenteschi che, assieme a molti insegnanti, hanno aderito all’iniziativa. Uno dei docenti, in particolare, ha lasciato a noi ragazzi uno spunto di riflessione importante, affermando, a chiusura del suo intervento: <<Anche la politica è cultura e, poiché la scuola è una delle più importanti residenze della cultura, perché mai la politica dovrebbe risultare inopportuna in un’aula?>> E, come citano i primi due commi dell’articolo 21 della Costituzione: <<Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure>>.
Lavinia Pennacchini, 4AS.


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