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Sciopero studentesco 11 gennaio 2021.

  • Immagine del redattore: Liceo Rocci
    Liceo Rocci
  • 10 gen 2021
  • Tempo di lettura: 7 min

A tutti i docenti e al Dirigente Scolastico.

In questa giornata molti studenti e studentesse hanno deciso di aderire allo sciopero studentesco indetto per la giornata di oggi.

La protesta non è assolutamente rivolta a tutti coloro che lavorano all'interno della nostra scuola, ma ad una organizzazione ministeriale e governativa che non garantisce i mezzi sufficienti per una riapertura sicura.

Vogliamo tornare a fare lezione in presenza, sapendo che ci verranno garantiti:

- TRASPORTI SICURI

- PIÙ SPAZI PER LA DIDATTICA

- TRACCIAMENTI E QUARANTENE TEMPESTIVI

Di seguito riportiamo alcune esperienze inviateci dagli studenti e dalle studentesse del liceo Rocci che, con questa azione, esprimono le loro preoccupazioni e la loro voglia di tornare in classe al più presto.


Scuola e pandemia

Lo scorso marzo la scuola è stata travolta dagli effetti di una disastrosa pandemia.

Improvvisamente ci siamo resi conto che gli spazi non bastavano, gli autobus erano vecchi, insufficienti e che le ASL facevano fatica a tracciare i contatti.

Noi studenti non eravamo stupiti. Conoscevamo bene la situazione: la vivevamo. Chi meglio di noi poteva sapere? Classi pollaio, spazi insufficienti, istituti a cui non vengono fornite nuove aule, che non possono accogliere tutte le iscrizioni. Edifici vecchi, fatiscenti. Autobus rovinati, sporchi, lasciati a loro stessi, senza manutenzione, senza riguardi.

E poi improvvisamente la pandemia.

Le crisi mettono a nudo e criticità dei Paesi e i veri volti degli uomini e delle donne che li popolano.

Abbiamo ascoltato le vacue parole di una classe politica che ci aveva promesso un rientro in sicurezza, che ce lo sta promettendo da marzo. Quattro settimane, ecco quanto è durata la scuola in presenza.

Tra il 2008 e il 2012, a causa della riforma Gelmini, sono stati tagliati oltre dieci miliardi di euro dal bilancio della scuola e dell'università e sono state soppresse quasi 100 mila cattedre. I governi successivi non si sono preoccupati di reintegrare nulla, anzi.

La verità è che la scuola non è mai stata una priorità. Gli studenti non sono mai stati una priorità.

Non molto tempo prima dello scoppio della pandemia, l’ex ministro Fioramonti aveva chiesto 3 miliardi di euro per il suo ministero, da investire nelle scuole e nelle università. Non gli è stato dato un centesimo e pare sia proprio questa la ragione per cui ha deciso di dare le dimissioni. Fioramonti dichiarava che fosse necessario investire nell’università, nella ricerca, nella scuola, perché investire in queste cose, vuol dire investire in un futuro migliore.


L'Adelchi ai tempi del Coronavirus

Dagli atri spaziosi, dai tetti cadenti

Dai campi vuoti, dalle aule silenti,

dai banchi asciutti dello studioso sudor,

Uno tristo studente dal letto si desta:

intende l’orecchio, solleva la testa

scosso da un familiar crescente romor.

Dai guardi assonnati, dai fiacchi volti,

entran dalle finestre i raggi stolti,

Tralucon della scuola la fiera virtù:

Nei guardi, nei volti, confusi ed incerti

Appaiono i segni dei mesi sofferti

Col misero orgoglio, d’una scuola che fu.


S’adunan vogliosi nel ricordo stante

Nei giorni interi, con occhio errante,

fra schermi e divan, camminando qua e là;

La rimembranza, scorata e confusa,

dei crudi giorni nella mente è inclusa,

fugge dal futuro e ferma non sta.


Così li vede, con lacrime ansare,

gli occhi, le bocche scoperte riandare,

parti ascose dalle mascherine tornar;

E qui, deposta la passata minaccia,

Gli studenti felici, con cerea faccia,

la scuola silente silenti guatar.


E con gli zaini, al cancello passando,

quell’anime disciolte, correndo, frugando,

de dritta, de manca, le aule assaltar:

Li vede, rapiti d’ignoto contento,

con l’agile speme ripercorron l’evento,

E sognano la fine del dur’ respirar.


Udite! Quei forti che tornan’ a scuola,

Che la pandemia avea lor precluso la gola,

Son giunti da casa, per asfaltati sentier:

sospeser le gioie dei pranzi festosi,

Assursero in fretta dai vani riposi,

Che gli occhi al computer eran guerrier.


Lasciar nelle aule il banco natio,

Abbandonato in marzo, senza un addio.

Mai chiusi gli appunti, che il tempo troncò:

Lasciati nell’aula sotto agli steri,

Mai recuperati da quei mattinieri,

Per cui tante volte la campana sonò.


A torme, di classe passarono in classe,

parlando come se nulla importasse,

e la quiete non stesse per ancor poco durar;

Ora han mascherine calate sui volti,

i disinfettanti stan in tasca sepolti,

membrando serate tra amici a parlar.


I tablet nelle custodie incresciose,

i vecchi computer e le corse ansiose,

perché alle otto a lezion devo star:

studio a distanza, ma è un surrogato,

che giammai davvero sarà tollerato.

Giuro, né ora né mai, la potrò sopportar!


E il premio sperato, promesso a noi forti,

Sarebbe, o delusi, tenerci le sorti,

d’una scuola a cui avete tolto l’onor?

Tornate alle vostre superbe orazioni,

alla falsa scuola delle vostre asserzioni.

Giù dalla fronte cala studioso sudor.


Lo studente sogna il vinto nemico

Via il virus, di studio torna l’antico;

La metà dei libri sulle spalle ci sta.

Riuniamo i banchi, riuniam gli studenti.

Sediamoci ora nelle aule silenti

D’un volgo disperso, dove il Rocci sta.


Lavinia Pennacchini, 5AS.


La scuola in presenza

In questa situazione mi sono resa conto di quanto sia drammatico rendersi conto di quanto sia necessaria una cosa finché non ci si trova ad esserne privati. Io, come tutti noi credo, non avrei mai immaginato di poter arrivare a dire, finite le vacanze, “voglio davvero tornare a scuola”. Con i mesi passati in didattica a distanza mi sono accorta di quanto siano importanti sia le lezioni in presenza con i prof sia i momenti di pausa da quelle lezioni, i momenti leggeri in cui si ride, gli sguardi e le battutine che ci si scambiano con le persone a cui si è legati. Tutto questo, insomma, rende quei momenti difficili, numerosi nelle vite di noi studenti, più sopportabili!

Oltre al fatto, piuttosto serio, che preparazione avuta a distanza non equivale nemmeno alla metà di quella che si avrebbe in presenza, è davvero complicato mantenere la concentrazione per quarantacinque minuti su quello che un volto, dentro uno schermo, lontano da te, sta cercando di dirti. Io lo trovo impossibile. Quello che rende interessante, o almeno più facile, seguire una lezione, è la partecipazione, ma a distanza, a causa di eventuali problemi tecnici e delle caratteristiche proprie dei programmi per le videochiamate, spesso e volentieri non si riesce ad intervenire con la stessa frequenza con cui lo si faceva in classe. Senza contare che cercare di trovare il momento per fare una domanda è praticamente un’impresa, dato che i poveri prof, non potendo vedere le nostre espressioni o piccoli movimenti (non tutti e non tutti insieme perlomeno), continuano a parlare senza interruzioni. Sì, va bene, fare lezione in pigiama ha la sua comodità, così come svegliarsi dieci minuti prima delle lezioni (se proprio vuoi essere puntuale), ma non ci penserei due volte a rinunciarci pur di riavere la mia scuola, in presenza, proprio come dovrebbe essere.


Sciopero per il futuro

Prima di aderire a questo sciopero ho riflettuto molto: sono arrivata alla conclusione che è una causa a cui aderire perché è nell’interesse di tutti noi giovani.

Non posso omettere il fatto di considerarmi una “privilegiata”: nella mia classe la DAD è partita quasi subito e siamo riusciti a non perdere molto tempo, ho la possibilità di avere una connessione e dei dispositivi e ho lo spazio per seguire le lezioni. Nonostante ciò ho deciso di prendere parte allo sciopero non solo per i miei diritti, ma anche per tutti i miei coetanei che non sono nelle stesse condizioni e, siccome la scuola è un diritto, non dovrebbero esserci queste disparità, che non sempre si possono colmare semplicemente dando un dispositivo.

La didattica a distanza, per quanto in un'iniziale situazione di emergenza potesse essere una soluzione per non interrompere la scuola, non si può paragonare allo stare in un’aula guardandosi negli occhi.

Come è facilmente immaginabile, la prima grande differenza è dal punto di vista delle relazioni: il rischio di trovarsi isolati dal mondo è molto alto, soprattutto per chi è già caratterialmente predisposto. Spesso la semplice uscita per recarsi a scuola può essere un’occasione per migliorare la propria giornata.

Certamente queste sono tutte componenti fondamentali per la formazione e per la nostra vita futura, ma non sono le uniche ad essere danneggiate dalla situazione che stiamo vivendo: anche l’apprendimento, prima cosa che si associa alla scuola, ne risente. L’attenzione e la concentrazione sono generalmente più basse perché siamo sempre nel nostro ambiente e siamo vincolati solo da uno schermo.

Criticare questa modalità la primavera scorsa, all’inizio della pandemia, mi sembrava assurdo, ma, ad oggi, sento che non viene fatto abbastanza per garantire il ritorno a scuola. Credo che ciò sia anche il frutto di anni di scelte politiche che hanno portato alcuni settori, tra cui i trasporti, ad essere sempre più abbandonati.

Inoltre, la DAD dovrebbe proteggere la nostra salute, ma ci espone ad altri problemi (fisici e psicologici) che potrebbero lasciare segni indelebili nella vita di alcuni studenti.

Ora tutti cercano di arginare i danni, economici e non, che l’emergenza sanitaria ha portato e che continueranno ad aumentare, ma anche questa lunghissima chiusura delle scuole superiori, che sta avvenendo solo in Italia, lascerà molti danni visibili solo tra qualche anno e, a quel punto, saremo ancora una volta noi a doverli gestire.

E’ triste vedere come noi giovani, il futuro del Paese, siamo abbandonati da chi ha il potere di prendere decisioni, in un momento così difficile. Chiediamo che venga ascoltata la nostra voce pensando al futuro di tutti.

Proprio quest’anno, inoltre, abbiamo “Educazione civica” come nuova materia scolastica. Dal mio punto di vista, non si tratta solo di compiti e studio di alcuni argomenti, ma dovrebbe anche formarci per fare delle scelte responsabili e non restare semplicemente a guardare quello che succede intorno a noi: questo, per me, rimarrà anche un momento di riflessione e di crescita come cittadina di domani.

Sara Tornillo, 2AC.

I nostri pensieri, le nostre riflessioni

Quelle risate che ci mancano così tanto le ricorderemo per sempre. L'ansia prima di un compito, la preoccupazione per un'interrogazione, l'aiutarsi l'uno con l'altro. La scuola ci manca, nessuno potrà ridarci indietro questi anni.

Francesco Cesandri, 2CL.


Ogni volta che guardavo Amazon dalla finestra, al secondo piano dello scientifico, avevo come l'impressione che anche lei mi stesse fissando.

Anonimo


Non prendo più l'autobus per tornare a casa da mesi ormai, tuttavia non mi manca il caldo in estate, la pioggia d'inverno, la densa folla o le file chilometriche. Mi mancano gli amici, le chiacchierate. Vorrei rifarlo un giorno, in un autobus che non sembri un vecchio rudere su ruote.

Anonimo


Talvolta sogno d'uscire di nuovo, d'attraversare il vialone, salire sull'autobus e sapere che è venerdì.

Marta De Gregorio, 5BS.


Quando piove, che tu sia dentro o fuori dall'autobus, non cambia niente.

Anonimo


A Simone:

Il compagno di banco ti salva la vita, chi ci salverà adesso?

Anonimo


Ho studiato con impegno per 5 anni e adesso non so nemmeno secondo quali criteri i miei sforzi verranno valutati alla fine di quest'anno.

Anonimo


Il senso di immediata comunione che si crea nel momento in cui ti viene prestata una calcolatrice o un dizionario è superiore a qualunque altra forma di condivisione esistente.

Anonimo


Mi manca la scuola, mi manca studiare come si dovrebbe davvero fare e al pensiero che la vita che avevo prima non esiste più, mi sento profondamente devastato.

Anonimo


Io sono un ragazzo del primo ed è per questo che ho aderito allo sciopero, perché penso che in questo momento particolare, soprattutto a noi, appena arrivati, stanno togliendo la possibilità di conoscere la nuova scuola, di ambientarci, di fare amicizia con i nuovi compagni. Inoltre, come tutti, stiamo perdendo tutto quello che possiamo acquisire solo da una lezione in presenza.

Anonimo



 
 
 

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